martedì 10 marzo 2015

Piove governo ladro!

Ogni volta che piove o nevica, dopo le incazzature e gli enormi disagi, scatta sistematica la conta dei danni (molto "ad minchiam") e l'annuncio delle richieste dello stato di calamità naturale.

Ma, mi chiedo, tutti dovremmo sapere che:
a) gran parte dei comuni italiani è, non da oggi purtroppo, ad elevato rischio di dissesto idrogeologico;
b) il cambiamento climatico, che rende sempre più violente e devastanti le precipitazioni, è ormai un fatto assodato, tanto che la UE lo ha inserito nelle priorità di azione;
c) questa logica di operare per emergenze innesca un circolo vizioso che aumenta la spesa pubblica senza intervenire sulle cause dei nostri problemi;
d) molto dipende da comportamenti sbagliati che adottiamo come residenti, imprenditori e amministratori nel nostro agire quotidiano;
....

Nessuno pretende di avere la bacchetta magica per poter cambiare repentinamente la situazione, ma sarebbe almeno incoraggiante vedere un'inversione di tendenza nelle politiche e nei comportamenti reali.

Sebbene si preferisca l'inaugurazione alla manutenzione, è preliminarmente necessario che i comuni, in un'ottica strategica di medio-lungo termine, definiscano piani e regolamenti ispirati a buone pratiche già ampiamente note; si vedano, ad esempio, le linee guida dell'ISPRA sulla lotta al dissesto idrogeologico, il regolamento del comune di Reggio Emilia sulla gestione delle acque meteoriche o gli orientamenti della Commissione europea per limitare l'impermeabilizzazione dei suoli.

Risulta chiaro però che bisogna aver voglia di leggere e imparare. Dopodichè i piani vanno anche applicati.

Ecco intanto una lista, non esaustiva, di cose che si potrebbero fare da subito a costo zero.

1) Sfruttare gli incentivi modello Garanzia Giovani (o similari) per impiegare giovani geologi e tecnici in un servizio di monitoraggio territoriale sul dissesto.
2) Formare tecnici e operai comunali all'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica, meno costose e più efficaci nel fronteggiare frane e smottamenti.
3) Sanzionare le pratiche scorrette. Pensate, ad esempio, a quello che avviene in campo agricolo: disboscamenti indiscriminati, lavorazioni dei terreni praticamente a ridosso delle strade, nessuna regimazione delle acque, ostruzione di cunette e canali,...sono la regola. I regolamenti di polizia rurale esistono sulla carta e restano praticamente inapplicati.
4) Coinvolgere invece gli imprenditori agricoli nell'adottare pratiche più sostenibili e in grado di favorire la difesa attiva contro il dissesto, riconoscendo (anche in termini economici) il ruolo multifunzionale dell'agricoltura.
5) Sensibilizzare i cittadini (organizzati e non) per coinvolgerli nella gestione attiva di tratti di strade e porzioni di territorio, in cambio di migliori servizi, incentivi e/o sconti sulle tasse.

Non lo credete possibile? In un comune della Toscana i cittadini si prendono cura di 100 chilometri di strade.

Chi se la sente di iniziare batta un colpo!

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