domenica 11 maggio 2014

Sul dilemma di Collingridge


"Quando il cambiamento è ancora facile non ne comprendiamo la necessità. Quando il bisogno di un cambiamento è evidente, è ormai difficile e costoso introdurlo." 
(Dilemma di Collingridge)




Secondo il dilemma di Collingridge quanto più una innovazione o cambiamento si sviluppa, tanto più si riducono i margini di intervento per apportare eventuali modifiche e aumenta, nel tempo, l’attenzione e la potenziale frustrazione dei possibili utenti, beneficiari o semplici cittadini. 

Ad esempio, se un comune avvia un percorso per urbanizzare ed edificare in un’area di potenziale interesse ambientale, magari accade che, una volta approvati i progetti esecutivi o addirittura avviate le procedure di appalto, l’attenzione dei possibili utenti e cittadini diventi alta, ma a questo punto i margini per modificare tale scelta sono ridotti al minimo. Secondo questo dilemma la soluzione migliore per ridurre la frustrazione e la resistenza al cambiamento è favorire il coinvolgimento delle parti interessate fin dalle fasi iniziali, quando l’innovazione viene progettata. 

Agire in un'ottica di progettazione partecipata può aiutare a ridurre gli effetti del paradosso, ricercando nuove forme di dialogo tra chi guida il percorso di innovazione e chi ne beneficerà. 

Siamo di fronte a una sfida.

Per i decisori politici si tratta di creare gli opportuni meccanismi per garantire la partecipazione degli interessati (ricordo che partecipare vuol dire decidere).

Tecnici ed esperti devono essere disposti a mettere in gioco le proprie idee, offrendo le competenze tecniche al servizio della collettività. 

Ai cittadini si richiede di allargare i propri orizzonti mentali facendo crescere la consapevolezza sui reali bisogni e sulle priorità.





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