"Quando il cambiamento è ancora facile non ne comprendiamo la necessità. Quando il bisogno di un cambiamento è evidente, è ormai difficile e costoso introdurlo."
(Dilemma di Collingridge)
Secondo il dilemma di
Collingridge quanto più una innovazione o cambiamento si sviluppa, tanto più si
riducono i margini di intervento per apportare eventuali modifiche e aumenta,
nel tempo, l’attenzione e la potenziale frustrazione dei possibili utenti,
beneficiari o semplici cittadini.
Ad esempio, se un comune avvia un percorso per
urbanizzare ed edificare in un’area di potenziale interesse ambientale, magari
accade che, una volta approvati i progetti esecutivi o addirittura avviate le
procedure di appalto, l’attenzione dei possibili utenti e cittadini diventi
alta, ma a questo punto i margini per modificare tale scelta sono ridotti al
minimo. Secondo questo dilemma la soluzione migliore per ridurre la
frustrazione e la resistenza al cambiamento è favorire il coinvolgimento delle parti
interessate fin dalle fasi iniziali, quando l’innovazione viene progettata.
Agire in un'ottica di progettazione partecipata può aiutare a ridurre gli effetti del paradosso, ricercando nuove forme di dialogo tra chi guida il percorso di innovazione e chi ne beneficerà.
Siamo di fronte a una sfida.
Per i decisori politici si tratta di creare gli opportuni meccanismi per garantire la partecipazione degli interessati (ricordo che partecipare vuol dire decidere).
Tecnici ed esperti devono essere disposti a mettere in gioco le proprie idee, offrendo le competenze tecniche al servizio della collettività.
Ai cittadini si richiede di allargare i propri orizzonti mentali facendo crescere la consapevolezza sui reali bisogni e sulle priorità.
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