
"Getta la spugna" e scende dal ring, dopo aver combattuto per un Paese migliore.
A mio avviso, è l'ennesimo caso in cui si manifestano due gravi carenze riconducibili a problemi di "competenze" degli attori pubblici e privati in gioco.
Eccole.
1) Occorre rimarcare l'assoluta mancanza di consapevolezza da parte di politici ed amministratori circa le potenzialità di una economia basata sulla cultura e sulle industrie creative. Se ne parla, ma se si guarda ai capitoli di bilancio ci sono le briciole. Poi i bandi pubblici per la cultura seguono spesso "altre logiche" senza premiare i meritevoli (si veda un mio post precedente). Insomma, troppa politica e scarse politiche (culturali in questo caso);
2) Vi è la tendenza, da parte di
promotori ed organizzatori culturali, a focalizzarsi quasi esclusivamente sulle realizzazioni
in sé (la mostra, il seminario, il concerto,...) piuttosto che sugli impatti
che si vogliono generare sul territorio nel lungo periodo; il che si traduce in
progetti privi di una strategia di sostenibilità (istituzionale, finanziaria ed
organizzativa) ed eccessivamente dipendenti dal finanziamento pubblico. Alcune possibili soluzioni sono state da me discusse in un convegno sulla valorizzazione della cultura immateriale.
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