Lo spread, ovvero il differenziale tra i tassi di interesse sui titoli di stato italiani e tedeschi, turba le notti anche di chi fino a poco tempo fa ne ignorava persino l'esistenza. Nonostante la sua effettiva importanza, mi sembra che spesso media e cittadini in generale diano poca attenzione ad altri spread che segnano divari, spesso incredibili, con la Germania.
Qualche esempio?
- l'italia, paese della pasta e del vino, dell'olio e del grana padano, esporta all'estero solo il 19% della produzione agroalimentare. I tedeschi sono al 27%;
- facilità nell'avviare un'impresa. Secondo Banca Mondiale (Ease of Doing Business Index) la Germania occupa il 25° posto, noi siamo al 78°;
- costi per avviare un'impresa: Germania 210 euro, Italia 2.776 euro;
- sviluppo di Internet: Germania 16° posto, Italia 23° (Web index);
- nella top 20 delle città europee più innovative ci sono ben 6 città tedesche. Per l'Italia solo 2 (Roma e Milano);
- le sovvenzioni agli studenti meritevoli ammontano a 9.000 euro/anno in Germania. In Italia sono pari a 4.776 euro/anno;
- sono 90 i giovani ricercatori tedeschi che hanno avuto accesso al sostegno del VII° programma quadro di ricerca e sviluppo (ultimo bando). Gli italiani sono la metà, di cui però una buona ventina al lavoro in centri ed università estere;
- ....
Potrei continuare con i differenziali in tema di disoccupazione giovanile, salari degli operai,...Il confronto è quasi sempre impietoso.
E come diretta conseguenza, secondo i dati dell’agenzia tedesca per il lavoro, sono circa 8000 i nuovi italiani che pagano le tasse e la previdenza sociale in Germania nel 2011 (+ 22% rispetto all'anno precedente). Una fuga in piena regola.
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