martedì 11 settembre 2012

L'approccio (sbagliato) ai finanziamenti

E' a volte deprimente constatare quanto siamo lontani in Italia da una reale cultura della progettualità e della corretta pianificazione delle attività imprenditoriali (e non). Per la maggior parte delle persone che mi contattano, vengo spesso scambiato per un semplice presentatore di carte per ottenere soldi pubblici (europei, nazionali e regionali).
Non perché veda sminuito quello che dovrebbe essere il mio reale ruolo di consulente, ma è stancante sentirsi ripetere le solite domande (sbagliate): c'è qualche finanziamento? dove si potrebbero trovare risorse ? ho saputo che ci sono fondi per ...
L'attenzione spasmodica sulla ricerca di un finanziamento (aspetto certamente importante) rischia seriamente di non far considerare tutta una altra serie di fattori altrettanto strategici quando si avvia e/o si amplia un'impresa o si realizza un particolare progetto (infrastrutturale, sociale, culturale, fate voi). E questo serve anche a spiegare perché molte iniziative, anche finanziate con i soldi pubblici, chiudano i battenti nel volgere dei primi due o tre anni di attività.


Invece di agire in funzione del finanziamento disponibile, altre dovrebbero essere le fondamentali domande da porsi: quali sono le esperienze e le competenze di cui si è in possesso? qual è l'idea progettuale? ne è stata valutata la portata innovativa? e la cantierabilità amministrativa? c'é un numero di potenziali "clienti" interessato? chi sono i concorrenti? e cosa fanno? esiste un piano dettagliato degli investimenti da realizzare? e delle spese di gestione? quale fatturato si pensa di poter generare? sono stati messi a fuoco i fattori critici per il successo dell'iniziativa? e potrei continuare per un'altra mezzora...




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