mercoledì 11 gennaio 2012

I finanziamenti alla cultura in provincia di Teramo


La recente pubblicazione della graduatoria delle associazione culturali finanziate in provincia di Teramo ha destato feroci polemiche sulle modalità di attribuzione dei fondi e sulla qualità delle iniziative promosse dai beneficiari. Di seguito alcune mie riflessioni.



1) Non ha molto senso erogare  contributi di dimensioni così modeste. 500 euro si possono racimolare tra i propri soci (se si è una vera associazione) con piccoli eventi ad hoc di raccolta fondi. Credo sia lampante la logica spartitoria del mucchietto di risorse a disposizione tra vassalli, valvassini e valvassori. Il sostegno pubblico dovrebbe essere molto più sostanzioso, seppur non prevalente.

2) Sarebbe pertanto necessario fare delle scelte più oculate, attenuando l'arbitrarietà e la discrezionalità, passando dal far politica a fare politiche. E' allora fondamentale prevedere  criteri di valutazione dettagliati, trasparenti e piuttosto severi che nel regolamento della provincia di Teramo mi sembrano invece carenti e piuttosto generici (per avere mano libera?); si veda a proposito l'art.5.

3) Quanto ai criteri oggettivi, ne suggerisco alcuni: qual è l'esperienza specifica del proponente rispetto al contesto di intervento? E' in grado di cofinanziare in modo significativo? Qual è il livello delle risorse umane coinvolte? Quanti e quali sono i beneficiari? Vi è un impatto significativo sul territorio in termini di produzione di reddito, valorizzazione delle risorse locali,...anche dopo la fine dell'iniziativa? Quanto è innovativa la proposta rispetto allo stato dell'arte esistente? Sono presenti strategie di rete e partecipazione di più soggetti partners? Il progetto genera entrate? Il budget proposto è coerente con gli obiettivi, i risultati e le attività?…e si potrebbe continuare.
Otterremmo così che: a) le associazioni desiderose di partecipare al bando pubblico dovrebbero maggiormente concentrarsi sulla qualità della loro proposta piuttosto che su azioni di lobby; b) le scelte della provincia sarebbero difficilmente contestabili; c) ci sarebbero meno iniziative finanziate (a parità di budget) ma di maggior spessore, valore, visibilità.

4) Le risorse a disposizione per la cultura nel bilancio provinciale sono effettivamente scarse, ma se gestite in un’ottica di cofinanziamento potrebbero avere un effetto moltiplicatore. Mi spiego: esistono diverse opportunità di finanziamento (dal livello europeo in giù) che supportano azioni in campo culturale; è necessario rispondere ai bandi con una progettualità adeguata impegnandosi a cofinanziare i progetti (normalmente il 50%). In questa ottica 40.000 euro a disposizione della provincia potrebbero diventare il doppio o il triplo attraverso l’intervento di altre risorse pubbliche (reperite a bando e coinvolgendo gli altri enti locali) e l’attivazione di quelle private. Ciò naturalmente implica per la Provincia la volontà e la capacità di mettere in atto una vera governance delle politiche culturali.


5) E’ fondamentale introdurre pratiche partecipative, coinvolgendo le associazioni e gli altri attori chiave nell’intero ciclo di vita delle politiche culturali, dalla progettazione alla valutazione. Persino la nostra bistrattata Europa ha previsto che la Commissione Europea agevoli la partecipazione delle organizzazioni interessate all'elaborazione delle politiche, istituendo anche un servizio di segnalazione, riguardante informazioni sulle roadmap delle nuove iniziative nei loro settori di interesse, circa UN ANNO prima della loro adozione.

6) La cultura è fondamentale  anche in termini di contributo alla crescita e all'occupazione di un territorio. Studi dimostrano che le industrie culturali e creative generano il 2,6% del PIL europeo e circa 5 milioni di posti di lavoro. Per il futuro essere rappresentano uno dei settori con il maggior potenziale di crescita. Consiglio a tal proposito di leggere il Libro Verde “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare”.
E’ tutto talmente vero che per il nuovo periodo di programmazione 2014/2020 è stato proposto un programma europeo di finanziamento denominato appunto “Creative Europe” con una dotazione di quasi due miliardi di euro.

Concludendo: la Cultura merita un approccio più "competente" e “responsabile” da parte della politica e degli apparati della pubblica amministrazione.

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