giovedì 2 marzo 2017

Italia e competitività regionale nell'UE


La capacità di una regione di offrire un ambiente attraente e sostenibile alle aziende e ai cittadini che vi vivono e lavorano ne definisce il livello di competitività. La Commissione europea elabora un Indice di Competitività Regionale (IRC) per ognuna delle 263 regioni europee. In generale, l'Italia occupa le parti basse della graduatoria. Il mio Abruzzo è al 198° posto. Criticità principali? La bassa qualità delle istituzioni, l'insufficiente livello di maturità tecnologica di famiglie e imprese. Unica nota positiva: la Sanità. 

L'Abruzzo risulta quasi sempre "meno competitivo" rispetto ad un gruppo di 15 "peer regions", caratterizzate da (più o meno) identici livelli del PIL per abitante, ma più performanti. Ad esempio il Kent (UK) ha un IRC di 80,5 (su una scala da 0 a 100) contro il 32,7 dell'Abruzzo. La Castilla y Leon (SP), l'ultima delle 15 peer regions, ha pur sempre un IRC di 36,8. L'analisi dovrebbe aiutare i nostri decisori a invertire la rotta attraverso nuove politiche. 

L'indice di competitività regionale


L'UE ha pubblicato i dati 2016 sulla competitività regionale, definita come la capacità di una regione di offrire un ambiente attraente e sostenibile alle aziende e ai cittadini che vi vivono e lavorano. Lo studio elabora l'Indice di Competitività Regionale (IRC) che dovrebbe aiutare le 263 regioni europee a comprendere meglio i propri punti di forza e di debolezza e ad adottare, di conseguenza, strategie risolutive. Prima notizia: tutte le regioni italiane perdono posizioni rispetto al 2013.  Nel suo complesso l'Italia si posiziona nella parte bassa della classifica, insieme a Grecia, Malta, Cipro e gran parte dei paesi dell'Est.

L'indice di competitività regionale è composto da 11 pilastri relativi a differenti aspetti della competitività classificati in tre gruppi: base, efficienza e innovazione. Il primo comprende i driver chiave dello sviluppo per qualunque tipo di economia territoriale: istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, sanità, istruzione di base. Efficienza del mercato del lavoro, alta educazione, formazione e apprendimento permanente, ampiezza del mercato sono i fattori che entrano in gioco nella dimensione efficienza. Al più avanzato stadio di sviluppo di un'economia regionale, a guidare la crescita sono invece variabili come il livello di maturità tecnologica di famiglie e imprese, l'innovazione e il grado di complessità del sistema delle PMI.


In generale, le regioni più competitive si trovano in Germania, Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda, Lussemburgo e Regno Unito. All'ultimo posto c'è la Guyana francese, regione d'oltremare. 


 Gli ultimi dieci posti in classifica sono occupati da cinque regioni greche, tre rumene e una bulgara.

 

Competitività regionale: la situazione in Italia

 



La Lombardia, come in passato, continua a essere la migliore regione italiana per competitività. Seguono Provincia autonoma di Trento e il Lazio. La lista vede in coda Puglia, Calabria e Sicilia. La provincia autonoma di Bolzano mette a segno il miglioramento più significativo, scalando ben 13 posizioni. A registrare gli arretramenti più vistosi sono la Liguria (-21 posizioni), l'Emilia Romagna (-16) e il Lazio (-13). Al sud, Campania e Abruzzo sono le regioni con una perdita di posizioni importante (-11).



REGIONE
STADIO DI SVILUPPO
INDICE DI COMPETITIVITÀ REGIONALE
POSIZIONE
2016
2013
Variazioni di posizione
Lombardia
5
53,5
143/263
151/262
+8
Provincia aut. di Trento
5
48,6
153/263
145/262
-8
Lazio
5
47,7
156/263
143/262
-13
Emilia-Romagna
5
47
157/263
141/262
-16
Provincia aut. di Bolzano
5
45,6
160/263
173/262
+13
Friuli Venezia Giulia
4
45,3
162/263
157/262
-5
Piemonte
4
45,1
163/263
152/262
-11
Liguria
4
43,6
167/263
146/262
-21
Veneto
5
43,3
169/263
158/262
-11
Toscana
4
41,3
172/263
160/262
-12
Umbria
3
39,7
175/263
167/262
-8
Valle d'Aosta
5
38,9
177/263
178/262
+1
Marche
4
38,1
180/263
177/262
-3
Abruzzo
3
32,7
198/263
187/262
-11
Molise 
3
30,4
209/263
201/262
-8
Basilicata
2
23,7
226/263
227/262
+1
Campania
2
21,3
228/263
217/262
-11
Sardegna
2
21,3
228/263
222/262
-6
Puglia 
2
18,9
233/263
232/262
-1
Calabria 
2
16,3
235/263
233/262
-2
Sicilia
2
15,3
237/263
235/262
-2
 

La Commissione mette a disposizione on line delle tabelle riassuntive (scorecards) che permettono di vedere qual è il livello di competitività della regione di interesse. Esse presentano, per ognuna delle 263 regioni, i punteggi e la posizione di classifica relativamente all'indice di competitività, i tre sub-indici e gli 11 pilastri.
In aggiunta, la performance di ogni regione è comparata a un gruppo di suoi "pari" in termini economici (Peer Regions), vale a dire le 15 regioni più vicine in termini di PIL pro capite (media del periodo 2012-2014). In pratica, il PIL procapite di ogni regione viene confrontato con quello di tutte le altre regioni, e le 15 regioni con la più piccola differenza in termini assoluti sono selezionate per entrare a far parte del gruppo.
Le regioni vengono classificate anche secondo il proprio livello di sviluppo (da 1 a 5) in funzione del PIL pro capite (quelle avanzate - 5 - hanno un PIL pro capite maggiore del 110% di quello medio dei Paesi UE a 28).

Il caso Abruzzo

 

Per capire come leggere i dati, facciamo un riferimento alla mia regione, l'Abruzzo, di cui riporto la relativa scorecard estratta dal database europeo.
La parte superiore della tabella mostra punteggi e rankings. Tutti i punteggi sono compresi nel range da 0 (il più basso livello di competitività) a 100 (il più alto livello di competitività).
Con un valore dell'IRC 2016 pari a 32,7 l'Abruzzo  si posiziona al 198° posto su 263 regioni. Il PIL procapite (87) ci vede al 141° posto, mentre il livello di sviluppo è posizionato allo stadio 3.


Il valore dell'IRC e la conseguente posizione di classifica sono il frutto di deficit e ritardi che riguardano le istituzioni, il livello di maturità tecnologica di famiglie e imprese, l'efficienza del mercato del lavoro, l'alta formazione e l'apprendimento permanente. Tutti aspetti per i quali siamo nelle parti basse delle graduatorie UE.


 La parte inferiore della scorecard elenca le 15 regioni con un PIL procapite simile all'Abruzzo. Il gruppo include 4 aree del Regno Unito e della Germania, 3 della Francia, 1 regione da Irlanda, Spagna, Belgio e Danimarca. Ecco in dettaglio la lista: Border Midland and Western (Irlanda), Poitou-Charentes (Francia), Thüringen (Germania), Prov. Liège (Belgio), Kent (Regno Unito), Derbyshire and Nottinghamshire (Regno Unito), West Midlands (Regno Unito), Sachsen-Anhalt (Germania), Lüneburg (Germania), Auvergne (Francia), Castilla y León (Spagna), Chemnitz (Germania), Nord Pas de Calais (Francia), Sjælland (Danimarca) and South Western Scotland (Regno Unito).


Peer regions Abruzzo
IRC
Ranking
Kent
80,5
26
Sjælland
75,4
42
Derbyshire and Nottinghamshire
71,9
54
Lüneburg
67,5
85
Thüringen
66,5
91
Chemnitz
65,9
92
West Midlands
65,2
98
South Western Scotland
61,6
112
Sachsen-Anhalt
61,2
114
Prov. Liège
59,1
122
Auvergne
57,4
129
Nord Pas de Calais
54,8
136
Poitou-Charentes
51,6
148
Border Midland and Western
48,1
155
Castilla y León
36,8
187




Ogni punteggio è caratterizzato da un colore. Il verde indica che l'Abruzzo fa meglio rispetto alle Peer Regions, il giallo mostra una performance in linea con il cluster di riferimento, mentre il rosso evidenzia che la regione registra performance peggiori dei suoi pari. L'asterisco è riferito a un punto di forza o di debolezza, il cui valore è vicino al range atteso.

L'Abruzzo, in termini di IRC complessivo, è meno competitivo rispetto alla maggioranza delle regioni con un PIL procapite simile. 


Come si può osservare, l'unico punto di forza della regione rispetto alle sue Peer Regions è la Sanità, dato che tutti gli altri differenti aspetti dell'IRC sono in giallo o rosso e quindi evidenziano punti di debolezza che incidono sulla competitività. In particolare, la dimensione innovazione, se confrontata con le Peer Regions, ci vede perdenti.
Gli scarsi risultati della regione Abruzzo sono anche il frutto di inefficienze e ritardi ascrivibili alla politica nazionale. La stabilità macroeconomica è un altro punto di debolezza ma, poiché essa è misurata a livello nazionale, le politiche regionali non possono chiaramente fornire una soluzione al problema, almeno non in modo esclusivo. È infine poi importante sottolineare come tutti i pilastri relativi alla dimensione innovazione vedano l'Abruzzo in netto ritardo rispetto alle Peer Regions.



 Conclusioni

 

Grazie al sistema di ponderazione adottato (quanto più è alto il PIL pro capite della regione, tanto maggiore è il peso attribuito agli aspetti innovativi), l'IRC non misura tutte le regioni con lo stesso metro, ma si concentra sugli elementi rilevanti in considerazione del livello di sviluppo raggiunto. Ciò offre un importante ausilio ai policy makers. Ad esempio, per una regione come l'Abruzzo caratterizzata da un livello di sviluppo medio, è molto probabile che la competitività possa beneficiare più di un miglioramento delle istituzioni, delle infrastrutture e dell'istruzione di base invece che da politiche volte ad aumentare l'utilizzo dei brevetti o la spesa in ricerca e sviluppo.

L'ultima considerazione: i dati mostrano come siano sempre le grandi aree urbane e metropolitane a guidare la competitività. Però, mentre nelle aree del nord-ovest dell'Europa ciò riverbera in modo positivo anche sui territori circostanti trainando lo sviluppo di intere regioni, il fenomeno è molto meno ovvio a sud e a est del continente europeo.

Infine, se volete dare un'occhiata alle performance di un'altra regione o consultare il rapporto, ecco il link: http://bit.ly/2myUMf4.

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