La capacità di una regione di offrire un ambiente attraente e
sostenibile alle aziende e ai cittadini che vi vivono e lavorano ne
definisce il livello di competitività. La Commissione europea elabora
un Indice di Competitività Regionale (IRC) per ognuna delle 263 regioni
europee. In generale, l'Italia occupa le parti basse della graduatoria.
Il mio Abruzzo è al 198° posto. Criticità principali? La bassa qualità
delle istituzioni, l'insufficiente livello di maturità tecnologica di
famiglie e imprese. Unica nota positiva: la Sanità.
L'Abruzzo risulta
quasi sempre "meno competitivo" rispetto ad un gruppo di 15 "peer
regions", caratterizzate da (più o meno) identici livelli del PIL per
abitante, ma più performanti. Ad esempio il Kent (UK) ha un IRC di 80,5
(su una scala da 0 a 100) contro il 32,7 dell'Abruzzo. La Castilla y
Leon (SP), l'ultima delle 15 peer regions, ha pur sempre un IRC di 36,8.
L'analisi dovrebbe aiutare i nostri decisori a invertire la rotta
attraverso nuove politiche.
L'indice di competitività regionale
L'UE ha pubblicato i dati 2016 sulla
competitività regionale, definita come la capacità di una regione di offrire un
ambiente attraente e sostenibile alle aziende e ai cittadini che vi vivono e
lavorano. Lo studio elabora l'Indice di Competitività Regionale (IRC) che dovrebbe
aiutare le 263 regioni europee a comprendere meglio i propri punti di forza e
di debolezza e ad adottare, di conseguenza, strategie risolutive. Prima
notizia: tutte le regioni italiane perdono posizioni rispetto al 2013. Nel suo complesso l'Italia si posiziona nella
parte bassa della classifica, insieme a Grecia, Malta, Cipro e gran parte dei
paesi dell'Est.
L'indice di competitività regionale è composto da 11 pilastri relativi a differenti aspetti della competitività classificati in tre gruppi: base, efficienza e innovazione. Il primo comprende i driver chiave dello sviluppo per qualunque tipo di economia territoriale: istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, sanità, istruzione di base. Efficienza del mercato del lavoro, alta educazione, formazione e apprendimento permanente, ampiezza del mercato sono i fattori che entrano in gioco nella dimensione efficienza. Al più avanzato stadio di sviluppo di un'economia regionale, a guidare la crescita sono invece variabili come il livello di maturità tecnologica di famiglie e imprese, l'innovazione e il grado di complessità del sistema delle PMI.
L'indice di competitività regionale è composto da 11 pilastri relativi a differenti aspetti della competitività classificati in tre gruppi: base, efficienza e innovazione. Il primo comprende i driver chiave dello sviluppo per qualunque tipo di economia territoriale: istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, sanità, istruzione di base. Efficienza del mercato del lavoro, alta educazione, formazione e apprendimento permanente, ampiezza del mercato sono i fattori che entrano in gioco nella dimensione efficienza. Al più avanzato stadio di sviluppo di un'economia regionale, a guidare la crescita sono invece variabili come il livello di maturità tecnologica di famiglie e imprese, l'innovazione e il grado di complessità del sistema delle PMI.
In generale, le regioni più competitive si trovano in
Germania, Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda, Lussemburgo e Regno Unito.
All'ultimo posto c'è la Guyana francese, regione d'oltremare.
Gli ultimi dieci posti in classifica sono
occupati da cinque regioni greche, tre rumene e una bulgara.
Competitività regionale: la situazione in Italia
La Lombardia, come in passato,
continua a essere la migliore regione italiana per competitività. Seguono
Provincia autonoma di Trento e il Lazio. La lista vede in coda Puglia, Calabria
e Sicilia. La provincia autonoma di Bolzano mette a segno il miglioramento più
significativo, scalando ben 13 posizioni. A registrare gli arretramenti più
vistosi sono la Liguria (-21 posizioni), l'Emilia Romagna (-16) e il Lazio
(-13). Al sud, Campania e Abruzzo sono le regioni con una perdita di posizioni
importante (-11).
REGIONE
|
STADIO DI SVILUPPO
|
INDICE DI COMPETITIVITÀ REGIONALE
|
POSIZIONE
|
||
2016
|
2013
|
Variazioni di posizione
|
|||
Lombardia
|
5
|
53,5
|
143/263
|
151/262
|
+8
|
Provincia
aut. di Trento
|
5
|
48,6
|
153/263
|
145/262
|
-8
|
Lazio
|
5
|
47,7
|
156/263
|
143/262
|
-13
|
Emilia-Romagna
|
5
|
47
|
157/263
|
141/262
|
-16
|
Provincia
aut. di Bolzano
|
5
|
45,6
|
160/263
|
173/262
|
+13
|
Friuli
Venezia Giulia
|
4
|
45,3
|
162/263
|
157/262
|
-5
|
Piemonte
|
4
|
45,1
|
163/263
|
152/262
|
-11
|
Liguria
|
4
|
43,6
|
167/263
|
146/262
|
-21
|
Veneto
|
5
|
43,3
|
169/263
|
158/262
|
-11
|
Toscana
|
4
|
41,3
|
172/263
|
160/262
|
-12
|
Umbria
|
3
|
39,7
|
175/263
|
167/262
|
-8
|
Valle
d'Aosta
|
5
|
38,9
|
177/263
|
178/262
|
+1
|
Marche
|
4
|
38,1
|
180/263
|
177/262
|
-3
|
Abruzzo
|
3
|
32,7
|
198/263
|
187/262
|
-11
|
Molise
|
3
|
30,4
|
209/263
|
201/262
|
-8
|
Basilicata
|
2
|
23,7
|
226/263
|
227/262
|
+1
|
Campania
|
2
|
21,3
|
228/263
|
217/262
|
-11
|
Sardegna
|
2
|
21,3
|
228/263
|
222/262
|
-6
|
Puglia
|
2
|
18,9
|
233/263
|
232/262
|
-1
|
Calabria
|
2
|
16,3
|
235/263
|
233/262
|
-2
|
Sicilia
|
2
|
15,3
|
237/263
|
235/262
|
-2
|
La Commissione mette a
disposizione on line delle tabelle riassuntive (scorecards) che permettono di
vedere qual è il livello di competitività della regione di interesse. Esse presentano, per ognuna
delle 263 regioni, i punteggi e la posizione di classifica relativamente
all'indice di competitività, i tre sub-indici e gli 11 pilastri.
In aggiunta, la performance di
ogni regione è comparata a un gruppo di suoi "pari" in termini economici
(Peer Regions), vale a dire le 15 regioni più vicine in termini di PIL pro
capite (media del periodo 2012-2014). In pratica, il PIL procapite di ogni
regione viene confrontato con quello di tutte le altre regioni, e le 15 regioni
con la più piccola differenza in termini assoluti sono selezionate per entrare
a far parte del gruppo.
Le regioni vengono classificate
anche secondo il proprio livello di sviluppo (da 1 a 5) in funzione del PIL pro
capite (quelle avanzate - 5 - hanno un PIL pro capite maggiore del 110% di
quello medio dei Paesi UE a 28).
Il caso Abruzzo
Per capire come leggere i dati, facciamo un riferimento alla mia regione, l'Abruzzo, di cui riporto la relativa scorecard estratta dal database europeo.
La parte superiore della tabella
mostra punteggi e rankings. Tutti i punteggi sono compresi nel range da 0 (il
più basso livello di competitività) a 100 (il più alto livello di competitività).
Con un valore dell'IRC 2016 pari
a 32,7 l'Abruzzo si posiziona al 198°
posto su 263 regioni. Il PIL procapite (87) ci vede al 141° posto, mentre il
livello di sviluppo è posizionato allo stadio 3.
Il valore dell'IRC e la conseguente posizione di classifica sono il frutto di deficit e ritardi che riguardano le istituzioni, il livello di maturità tecnologica di famiglie e imprese, l'efficienza del mercato del lavoro, l'alta formazione e l'apprendimento permanente. Tutti aspetti per i quali siamo nelle parti basse delle graduatorie UE.
La parte inferiore della
scorecard elenca le 15 regioni con un PIL procapite simile all'Abruzzo. Il
gruppo include 4 aree del Regno Unito e della Germania, 3 della Francia, 1
regione da Irlanda, Spagna, Belgio e Danimarca. Ecco in dettaglio la lista:
Border Midland and Western (Irlanda), Poitou-Charentes (Francia), Thüringen
(Germania), Prov. Liège (Belgio), Kent (Regno Unito), Derbyshire and
Nottinghamshire (Regno Unito), West Midlands (Regno Unito), Sachsen-Anhalt
(Germania), Lüneburg (Germania), Auvergne (Francia), Castilla y León (Spagna),
Chemnitz (Germania), Nord Pas de Calais (Francia), Sjælland (Danimarca) and
South Western Scotland (Regno Unito).
Peer regions Abruzzo
|
IRC
|
Ranking
|
Kent
|
80,5
|
26
|
Sjælland
|
75,4
|
42
|
Derbyshire and Nottinghamshire
|
71,9
|
54
|
Lüneburg
|
67,5
|
85
|
Thüringen
|
66,5
|
91
|
Chemnitz
|
65,9
|
92
|
West Midlands
|
65,2
|
98
|
South Western Scotland
|
61,6
|
112
|
Sachsen-Anhalt
|
61,2
|
114
|
Prov. Liège
|
59,1
|
122
|
Auvergne
|
57,4
|
129
|
Nord Pas de Calais
|
54,8
|
136
|
Poitou-Charentes
|
51,6
|
148
|
Border Midland and Western
|
48,1
|
155
|
Castilla y León
|
36,8
|
187
|
Ogni punteggio è caratterizzato
da un colore. Il verde indica che l'Abruzzo fa meglio rispetto alle Peer Regions,
il giallo mostra una performance in linea con il cluster di riferimento, mentre
il rosso evidenzia che la regione registra performance peggiori dei suoi pari.
L'asterisco è riferito a un punto di forza o di debolezza, il cui valore è
vicino al range atteso.
L'Abruzzo, in termini di IRC complessivo, è meno competitivo rispetto alla maggioranza delle regioni con un PIL procapite simile.
Come si può osservare, l'unico punto di forza della
regione rispetto alle sue Peer Regions è la Sanità, dato che tutti gli altri
differenti aspetti dell'IRC sono in giallo o rosso e quindi evidenziano punti di debolezza che incidono sulla competitività. In particolare, la dimensione innovazione, se confrontata con le Peer Regions, ci vede perdenti.
Gli scarsi risultati della
regione Abruzzo sono anche il frutto di inefficienze e ritardi ascrivibili alla
politica nazionale. La stabilità macroeconomica è un altro punto di
debolezza ma, poiché essa è misurata a livello nazionale, le politiche
regionali non possono chiaramente fornire una soluzione al problema, almeno non
in modo esclusivo. È infine poi importante sottolineare come tutti i pilastri
relativi alla dimensione innovazione vedano l'Abruzzo in netto ritardo rispetto
alle Peer Regions.
Conclusioni
Grazie al sistema di ponderazione adottato (quanto più è alto il PIL pro capite della regione, tanto maggiore è il peso attribuito agli aspetti innovativi), l'IRC non misura tutte le regioni con lo stesso metro, ma si concentra sugli elementi rilevanti in considerazione del livello di sviluppo raggiunto. Ciò offre un importante ausilio ai policy makers. Ad esempio, per una regione come l'Abruzzo caratterizzata da un livello di sviluppo medio, è molto probabile che la competitività possa beneficiare più di un miglioramento delle istituzioni, delle infrastrutture e dell'istruzione di base invece che da politiche volte ad aumentare l'utilizzo dei brevetti o la spesa in ricerca e sviluppo.
L'ultima considerazione: i dati mostrano come siano sempre le grandi aree urbane e metropolitane a guidare la competitività. Però, mentre nelle aree del nord-ovest dell'Europa ciò riverbera in modo positivo anche sui territori circostanti trainando lo sviluppo di intere regioni, il fenomeno è molto meno ovvio a sud e a est del continente europeo.
Infine, se volete dare un'occhiata alle performance di un'altra regione o consultare il rapporto, ecco il link: http://bit.ly/2myUMf4.
Nessun commento:
Posta un commento