Secondo
una recente “Analisi del sistema ordinistico
nella prospettiva internazionale: ipotesi di lavoro e confronti”, elaborata dal
Centro Studi del CNI (Consiglio nazionale degli ingegneri) e presentata al
Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri, in programma a Caserta dal 10
al 12 settembre 2014, è molto forte l'interesse degli ingegneri per le
opportunità europee (71,2% degli intervistati), ma solo una minoranza riesce ad
essere coinvolta (28,8%).
Questo risultato potrebbe essere tranquillamente
esteso alle altre categorie di liberi professionisti e al sistema Italia (enti,
imprese, centri di ricerca,...) nel suo complesso.
E le cause sono arcinote...Parafrasando, potremmo dire che ci mancano fiuto, capacità di orientamento e una buona mira. Ma anche spirito di sacrificio e voglia di camminare insieme, fianco a fianco...
Secondo la
menzionata indagine "a frenare la partecipazione dei professionisti alla
programmazione e ai bandi UE è soprattutto un deficit informativo (54,7%) che
chiama direttamente in causa l’incapacità delle Regioni di coinvolgere il
sistema ordinistico nelle attività di programmazione, progettazione e
attuazione degli interventi. Solo il 10% degli Ordini provinciali è stato o è
coinvolto nei processi di programmazione dei fondi europei nell’ambito
dell’ultima tornata di finanziamenti per il periodo 2014-2020."
Ritengo che il deficit informativo non sia imputabile solo alle regioni. Vi è la necessità anche da parte delle libere professioni di rafforzare la propria dimensione imprenditoriale, anche in un'ottica europea. Ma siamo, come al solito, in ritardo.
Eppure
Bruxelles ha recentemente lanciato un Piano d’azione per le libere professioni,
che apre interessanti prospettive per i liberi professionisti.
Infatti
architetti, ingegneri, commercialisti, avvocati, giornalisti, medici e in
generale tutti i professionisti delle aree economico-giuridiche, tecniche e
sanitarie, potranno da subito accedere alle risorse del Fondo Europeo di
Sviluppo Regionale disponibili a livello nazionale o regionale, e a quelle
gestite direttamente da Bruxelles nei programmi COSME, HORIZON 2020, EaSI e che
riguardano temi quali innovazione, competitività, ricerca e occupazione.
Non
resta che rimboccarsi le maniche e rimuovere ostacoli e barriere.
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