Tempo di elezioni. Oggi e domani si vota per eleggere un grande numero di amministratori locali, a Roma come a Bergolo (CN - 65 abitanti!).
Mi sta particolarmente a cuore la sorte dei piccoli paesi. Sono la spina dorsale dell'Italia. Semmai non ce ne fossimo ancora accorti, c'è la poesia di Tonino Guerra a ricordarci che "nei piccoli mondi c’è tanta bellezza, se noi la salviamo salviamo noi".
In un seminario sulla coesione territoriale tenutosi a dicembre 2012, il "paesologo" Franco Arminio ha proposto una serie di riflessioni che mi sento di condividere in pieno e che qui voglio riproporre.
Mi sta particolarmente a cuore la sorte dei piccoli paesi. Sono la spina dorsale dell'Italia. Semmai non ce ne fossimo ancora accorti, c'è la poesia di Tonino Guerra a ricordarci che "nei piccoli mondi c’è tanta bellezza, se noi la salviamo salviamo noi".
In un seminario sulla coesione territoriale tenutosi a dicembre 2012, il "paesologo" Franco Arminio ha proposto una serie di riflessioni che mi sento di condividere in pieno e che qui voglio riproporre.
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Allegoria del Buon Governo (1338-1339), Parete di fondo della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena |
"...la domanda è sempre la stessa: cosa si può fare per
impedire la morte dei piccoli paesi? La mia risposta è che si devono fare cose
mirate e assai diverse tra loro. Non esistono due paesi uguali e dunque le
politiche devono essere fatte su misura per ogni luogo. Un paese può essere
accidioso, velleitario, smarrito, può essere ricco e può essere povero, fragile
e scontroso. Non ci può essere la stessa politica per tutti. Non ci può essere
un centro che decide. Non è possibile nemmeno che il centro lasci decidere le
comunità locali che spesso sono guidate non dai più illuminati, ma dai più
furbi.
Per gli interventi nei prossimi anni non è solo un problema
di risorse, è questione di sguardo, di azioni diffuse che incrocino buone
pratiche amministrative e stili di vita che tengano conto dello sfinimento
della modernità. Le altre nazioni hanno il Mediterraneo sull’orlo. Noi ci
stiamo in mezzo, solo noi abitiamo il Mediterraneo interiore, la colonna
vertebrale che è il nostro Appennino. Da qui può partire un nuovo modo di
vivere i luoghi, radicalmente ecologico, improntato a un’idea di comunità
inclusiva del respiro degli uomini e dell’ambiente. L’Italia interna può
diventare il laboratorio di un nuovo umanesimo, l’umanesimo delle montagne.
Non so e non spetta a un paesologo definire piani e
programmi. Mi piace evocare alla rinfusa suggestioni per gli amministratori e
gli abitanti.
1) Terra e cultura più che cemento e uffici. Prodotti tipici
da consumare non solo nelle sagre. Canti e teatro al posto delle betoniere.
2) Svuotare le coste e riportare le persone sulle
montagne. Sistemare le strade
provinciali, togliere le buche, restaurare i paesaggi, le pozze d’acqua per gli
ovini, ripulire i fiumi, i torrenti.
3) Ora al sud si fanno buoni vini, ma il pane potrebbe
essere migliore. E così pure il latte. Imparare a fare il formaggio. Dare ai
giovani le terre demaniali. Coltivare un pezzo di terra.
4) Essere scrupolosi, ma farsi tentare dalla fantasia,
dall’impensato. Distendersi ogni tanto con la pancia per terra. Avere cura che
i propri figli imparino a cucinare e a fare lavori manuali. Adottare un luogo e
prendersene cura. Passare ogni giorno un po’ di tempo vicino a un animale.
5) Ogni paese deve avere un piano regolatore del suo
paesaggio. Un piano dove siano previste zone inoperose, in cui non solo non si
fabbricano case, ma non si fa neppure agricoltura. Zone dove non si taglia
neppure la legna. Un piccolo cuore selvatico per ogni paese.
6) Nei piccoli paesi dovrebbero essere esentati dall’IMU le
persone che abitano nel centro antico.
7) Stare all’aria aperta almeno due ore al giorno. Ascoltare
gli anziani, lasciare che parlino della loro vita.
8) Ogni paese deve avere un piccolo teatro e una sala per
suonare. Le scuole devono essere aperte la mattina per i ragazzi e la sera per
gli adulti.
9) Riattivare la vita comunitaria. Oltre al museo della
civiltà contadina ci devono essere dei luoghi in cui i ragazzi possano
apprendere vecchi mestieri: fare un cesto, una sciarpa, potare un albero.
10) Viaggiare nei dintorni. Tenersi la testa tra le mani
ogni tanto. Incontrare delle persone che sappiano sverniciare la nostra
modernità incivile. Costruirsi delle piccole preghiere personali e usarle.
Esprimere almeno una volta al giorno ammirazione per qualcuno. Svegliarsi ogni
tanto alle tre di notte. Uscire all’alba almeno una volta al mese. Comprare il
formaggio da chi lo fa, fare la spesa nei piccoli negozi.
11) Riportare gli animali nei paesi. Un paese in cui non ci
sia un uovo fresco non ha senso.
12) Mettere una libreria comunale in cui si vendono i libri
a prezzo ridotto. Stabilire che in ogni consiglio comunale ci debba essere come
primo punto all’ordine del giorno un’iniziativa culturale. Riportare le feste
patronali alle antiche tradizioni.
13) Dire quello che vediamo assai più di quello che
pensiamo. Regalare almeno un libro la settimana, magari dopo averlo letto.
14) Mettere una tassa di trentamila euro l’anno per ogni
pala eolica e usare questa cifra per servizi agli anziani. Stabilire gemellaggi
tra i paesi interni e quelli della costa. Dimezzare il costo del gas e del
gasolio da riscaldamento nei paesi più freddi. Dare incentivi a chi abbatte
edifici incongrui o a chi restaura la propria casa rendendola più adatta al
contesto. Obbligare ogni paese ad avere un’isola pedonale in funzione tutto
l’anno.
15) Dare attenzione a chi cade e aiutarlo a rialzarsi,
chiunque sia. Leggere poesie ad alta voce. Far cantare chi ama cantare.
16) Abituare i cittadini a un uso limitato della macchina.
Diminuire l’uso della plastica e degli imballaggi. Fare una vera raccolta
differenziata e stimolare azioni locali di recupero e riciclaggio dei
materiali.
17) Stabilire che ogni amministrazione comunale faccia per legge un’assemblea pubblica ogni sei mesi sulle scelte riguardanti la comunità. Piantare alberi da frutta e obbligare gli acquedotti a mettere almeno una fontana pubblica in ogni paese.
18) Abituare i cittadini a fare un manifesto in cui si annuncia la nascita di un bambino: perché annunciare la morte e non la nascita?
17) Stabilire che ogni amministrazione comunale faccia per legge un’assemblea pubblica ogni sei mesi sulle scelte riguardanti la comunità. Piantare alberi da frutta e obbligare gli acquedotti a mettere almeno una fontana pubblica in ogni paese.
18) Abituare i cittadini a fare un manifesto in cui si annuncia la nascita di un bambino: perché annunciare la morte e non la nascita?
Il futuro dei luoghi sta nell’intreccio di azioni personali e civili. Per evitare
l’infiammazione della residenza e le chiusure localistiche occorre abitarli con
intimità e distanza. E questo vale per i cittadini e più ancora per gli
amministratori. Bisogna intrecciare in ogni scelta importante competenze locali
e contributi esterni. Intrecciare politica e poesia, economia e cultura,
scrupolo e utopia."
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